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LA TENDA DELL'AFFABULATORE


 

Pascoli prigioniero delle antologie scolastiche

 

Diciamolo: tutto nasce dal fatto che all’adolescente non piace la figura del poeta istituzionale. Pascoli è bravo o non è bravo? L’adolescente non lo sa. Sa che è gradito alle istituzioni (se no non lo metterebbero nelle antologie scolastiche). Sa che piace ai professori e che Pascoli era uno di loro. Quindi stava con il nemico. E poi l’adolescente spesso e volentieri vuole morire (e per fortuna, spesso e volentieri, non succede). Perché? Oh, motivi serissimi: un brutto voto, una cotta non corrisposta… cose così. 
Anche nelle poesie di Pascoli è forte il desiderio di morire, come mai quindi l’adolescente non si stampa il Giovanni sulle magliette? Qui per rispondere ci tocca esser seri, scusate. 
In Pascoli più che verso la morte sembra di andare verso l’estinzione, lo spegnersi di ogni fuoco, di ogni luce. Persone perdute e rimpiante, una campagna desolata dove tutto sparisce nella nebbia e nulla sembra essere di conforto. E’ un cancellarsi, uno svanire. 
L’adolescente è pieno di passione: va bene morire ma con un po’ di vita, per carità. Pascoli vuole concludersi per il peso delle esperienze accumulate, l’adolescente tipico fantastica la propria “spettacolare” fine per le esperienze che non riesce a fare. 
Si sente più rappresentato da un Ginsberg che dice: “Muori, se pensi di trovare ciò che cerchi.” Che sembra più che altro “va’ nel West, ragazzo”. Young canta: “E’ meglio bruciare che spegnersi lentamente” e l’adolescente è d’accordo. 
E mentre Pascoli sparisce nelle nebbie (della scuola) l’adolescente finisce comunque col portarsi a casa dei libri di poesia. Magari E.L. Masters, complice De André che l’ha messo in musica. Magari Dylan Thomas, colpa di un vecchio equivoco, secondo il quale tale Robert Zimmerman avrebbe preso il nome d’arte (Dylan, appunto) proprio dal poeta gallese. Mica vero. Comunque ci penserà John Cale a cantare Thomas nello splendido Words For The Dying
E di suggestione in suggestione il gruppo dei poeti “riscoperti” s’infoltisce. Blake, per esempio: a furia d’imbattersi nella sua Jerusalem (ELP, Billy Bragg e Mark Stewart forse i più noti) uno decide di approfondire, se non l’ha già fatto quando ha scoperto che i Doors devono la loro denominazione ad uno dei suoi versi. Leonard Cohen potrebbe facilmente fungere da viatico per arrivare a Lorca, ma possiamo ragionevolmente credere che, se il nostro adolescente ora ascolta Cohen, è probabile che sia ormai alquanto cresciutello, e sappia già chi sia Lorca. Come conoscerà Neruda anche senza Troisi, e Poe indipendentemente da Reed. E fermiamoci qui. Non ci stancheremmo mai del narrar di mondi che si aprono su altri mondi, ma dobbiamo ricordarci che se vogliamo parlare di Pascoli non è questa la strada, anzi proprio qui sta il punto: è prigioniero nelle antologie scolastiche e in nessun altro luogo lo si può incontrare. Peccato. E pensare che la sua vita sarebbe di per sé sufficiente a fornire il soggetto di un buon film, altro che certi film biografici (biopic si dice oggi) su cantanti defunti che hanno come principale fine rivendere vecchi cataloghi…
Rileggiamolo, il ’900 l’ha fatto invecchiare, ma ora che anche il ventesimo secolo è storia passata, Pascoli sembra (per dirla con Dylan) “più giovane di ieri”. 

L'Affabulatore, 23/10/2012.